domenica 21 dicembre 2008

E' Natale: la scuola è... finita


Il Consiglio dei Ministri ha approvato, giovedì 18 dicembre 2008, il nuovo regolamento dell'assetto organizzativo e didattico della scuola d'infanzia e primaria, presentato dal ministro Gelmini.

Un bel regalo natalizio: una scuola più povera e misera!


Gelmini, Tremonti e Berlusconi hanno preso per il naso anche i sindacati e tutte le regole democratiche che stanno alla base delle relazioni tra le parti, facendo credere cose diverse da quelle che sono state poi approvate.

Ritorna l'insegnante unico o prevalente: sarà da solo su una classe a 24 ore, cancellando il modulo (3 insegnanti su 2 classi). Il maestro unico svolgerà 22 ore di docenza e le rimanenti ore, per i modelli a 27 o a 30 ore, secondo la scelta delle famiglie, verranno coperte dall'insegnante di religione (2 ore) e dallo specialista d'inglese (2 o 3 ore).
Il modello a 30 ore, in realtà, è costituito da 27 ore obbligatorie e da 3 ore opzionali per le famiglie: ovvero non tutti i bambini di quella classe sono tenuti a rimanere a scuola in quelle tre ore e per i rimanenti bambini un insegnante provvederà ad effettuare una attività chiaramente scollegata dal resto dell'attività di classe.

La crisi economica verrà così pagata dai più deboli: i nostri bambini frequenteranno, a cominciare dal prossimo anno, una scuola dai contenuti modesti.
Un maestro unico come potrà insegnare italiano, matematica, storia, geografia, scienze, musica, educazione all'immagine e motoria, con eguale competenza?
Questo modello avrà ricadute pesanti anche sul tempo pieno che perderà l'attuale impianto di 2 insegnanti su una classe con 4 ore di compresenza. Queste ultime verranno abolite ed utilizzate su altre classi.

L'obiettivo di questo governo non lascia più dubbi: è quello di affossare soprattutto la scuola primaria e annullare quelle competenze che i docenti hanno acquisito in questi ultimi 30 anni, per aprire la strada alla scuola privata.

Va in pensione una scuola che è considerata un modello educativo tra i migliori d'Europa!

Che fare?
Protestare e far capire a tutti che questa è una sconfitta non solo per la scuola, ma per tutto il Paese, che porterà ad un arretramento complessivo dello sviluppo, della ricerca e dell'innovazione.

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