sabato 28 marzo 2009

QUANTI RISCHI NELLA RINUNCIA AL TEMPO PIENO

Franca ci segnala questo articolo comparso su www.lavoce.info, il 27/3/2009:

QUANTI RISCHI NELLA RINUNCIA AL TEMPO PIENO
di Silvia Berzoni e Paola Profeta

Tra fine marzo e aprile si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola.
Si capirà dunque qual è il futuro del tempo pieno, al di là del gran numero di famiglie che continua a sceglierlo.
La riduzione di questo modello di organizzazione scolastica ha conseguenze importanti. Non solo il probabile peggioramento della qualità dell'insegnamento e una minore capacità di recupero degli svantaggi sociali. Ma anche un ostacolo all'occupazione femminile e un passo indietro nel percorso verso il superamento della divisione dei ruoli all'interno della famiglia.

venerdì 20 marzo 2009

"Guerriglieri, anzi no, ragazzotti!"
Le etichette del ministro Brunetta


La testimonianza di un professore della Sapienza con il commento di Fabrizio

venerdì 13 marzo 2009

Una Costituzione per tutti, anzi no per ognuno.

Ogni giorno assistiamo a dichiarazioni di personaggi pubblici che lanciano richieste diverse di cambiamento della Costituzione.
Non si riconosce un serio progetto, ma solo esternazioni estemporanee:

-"che in Parlamento votino solo i capigruppo", (Berlusconi, PdL)
- "non credo che in Italia ci siano le condizioni per realizzare la proposta di Berlusconi" (Gasparri, PdL)
- ''La Costituzione va cambiata; andrebbe attualizzata sin dai principi fondamentali'' (Renzi, PD)
- "Andrò nella mia città, a giurare sulla Costituzione. Io giuro sulla fedeltà... " (Franceschini, PD)
- "Quando e se domani la Costituzione sara' cambiata..." (Fini, AN)
- "Tutti noi siamo per la difesa della Costituzione" (Casini 1, UDC)
- "Naturalmente, la Costituzione puo' essere anche riformata" (Casini 2, UDC)

E la Gelmini?
Sembra di sentirla: "Anch'io, anch'io, voglio esternare..., anzi, prima di tutto esternalizzo la scuola pubblica e poi si insegni la Costituzione e la Cittadinanza!

Presentato il 4 marzo 2009, a Palazzo Chigi, dal Ministro Gelmini "il documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione".

Ovvero l'ora di storia ...antica!

giovedì 5 marzo 2009

Assegno di disoccupazione a precari non assunti



Un assegno di disoccupazione per i precari della scuola che, in seguito ai tagli previsti dal governo, non verranno più riassunti dal prossimo 1 settembre 2009.


La proposta è contenuta in un emendamento che sarà presentato alla Camera dal Pd al decreto su «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi».

Il primo firmatario è Beppe Fioroni.

«Avrà diritto all'assegno - spiega l'ex ministro - il personale della scuola che nell'anno scolastico 2008/2009 ha prestato servizio con incarico a tempo determinato per un periodo non inferiore a 180 giorni. Le percentuali rispetto alla retribuzione e la durata dei trattamenti di disoccupazione sono fissate nella misura del 60 per cento per i primi 12 mesi e del 50 per cento per altri 12 mesi».

PRIMO INTERVENTO
«I tagli alla scuola italiana, che mettono a rischio il nostro sistema di istruzione pubblica - commenta il Responsabile Educazione del Pd - non solo tradiscono le aspettative di famiglie e studenti, ai quali si promettono cose impossibili da mantenere, ma avranno un'altra conseguenza drammatica in questa crisi senza precedenti: la sorte dei precari della scuola, migliaia di persone che dall'oggi al domani si troveranno senza lavoro dopo aver educato e istruito per anni i nostri figli.
L'assegno di disoccupazione - prosegue Fioroni - è il primo intervento, immediato ed urgente, per non aggiungere dramma a dramma ed è un emendamento che il governo non potrà respingere perché sa bene che, bloccando le stabilizzazioni dei precari approvate dal governo Prodi per tutti coloro che si trovano nelle graduatorie ad esaurimento, non solo preclude a queste persone ogni tipo di futuro ma rende un calvario anche il loro presente.
Al governo chiedo di sospendere questo accanimento e, da subito, garantire almeno l'estensione degli ammortizzatori sociali».

Corriere della sera - 04 marzo 2009

martedì 3 marzo 2009

La scuola dei prossimi anni è un mistero


Franco Frabboni
Qualche giorno fa centosessanta persone si sono ritrovate nell’aula magna dell’Università di Pavia ad ascoltare Franco Frabboni, noto pedagogista. Inevitabilmente mi sono ritrovato d’accordo sull’excursus di quarant’anni di buone pratiche pedagogico-didattiche e sugli impietosi attacchi all’attuale politica scolastica governativa.

Eppure una certa fiducia nella capacità della scuola a superare, nonostante tutto, anche questa bufera mi lascia perplesso.

Intanto non è così vero che l’istituzione scolastica sia stata, sia e sarà migliore della società che l’esprime. A scuola le “buone pratiche” hanno sempre convissuto con le mediocri e le pessime. Se a un certo punto anche la pedagogia ufficiale si è attestata su posizioni “avanzate” condividendo con la didattica e la psicologia la centralità della persona in un contesto educazionale ricco di stimoli ciò non significa che questa tendenza (né di destra, né di sinistra, si badi bene) abbia permeato di sé tutta la pratica educativa.
L’assegnare all’istruzione solo una parte strumentale all’interno del più vasto e complesso processo formativo è stato vanto di molti docenti, in particolare nella scuola primaria, ma non di tutti e forse neppure della maggioranza. Molti hanno perseverato nel “tenere fuori dall’aula” l’alunno con tutti i suoi bisogni continuando a riempirne la testa con nozioni esauste, spesso obsolete, e frustrandosi sempre più man mano che s’imponeva la necessità di un nuovo modo di procedere. Il tempo pieno e la distribuzione delle competenze educative in équipe d’insegnanti paritetici è stato di grande, reciproco aiuto.

Ora si va in controtendenza.
Nonostante le proteste e le manifestazioni che hanno coinvolto un vasto fronte di studenti insegnanti e genitori, cifre pubblicate su La Repubblica dicono che “nelle superiori il 72% degli studenti non ha tutte sufficienze e quasi 35mila ragazzi non hanno avuto la sufficienza per il comportamento”. Ciò significa non soltanto una passiva accettazione dei docenti del ritorno al passato, ma un uso attivo di strumenti la cui efficacia didattico-pedagogica è stata smentita dalla stragrande maggioranza degli studiosi in materia.

È ben vero che nelle iscrizioni alle elementari l'80% sceglie le 30 o 40 ore bocciando così il vecchio maestro unico delle 24 ore, ma non so fino a che punto questa sia una scelta pedagogicamente consapevole e non risponda piuttosto alla necessità di avere un luogo fisico accudito dove lasciare il più a lungo possibile i figli in questa fascia d’età. Inoltre nessuno sa come si potrà far fronte a queste richieste nel totale marasma di indicazioni e controindicazioni.
Si naviga a vista e quella che sarà la scuola primaria dei prossimi anni è un mistero anche per chi vi opera giornalmente.

La sensazione a pelle è che la situazione peggiorerà vistosamente non potendo fare affidamento all’infinito sulla disponibilità degli insegnanti a coprire le falle sempre più larghe aperte dalla insufficienza del personale a disposizione per orari prolungati oltre le 24 ore. Inoltre l’aver ribadito comunque l’unicità di un solo maestro su tutte le materie principali - eliminando anche ogni compresenza - non può che ridurre al minimo l’offerta formativa.
Perché un insegnante dovrebbe farsi carico di tutte le materie con lezioni da preparare e quaderni da correggere mentre un altro si limiterebbe ad assistere quegli scolari parcheggiati al pomeriggio (tra l’altro neppure sempre gli stessi)?
Ha un bel indicare Frabboni i Freinet e i Ciari pilastri dell’educazione.
Mi è capitato nel corso di troppi anni di citarli a docenti che mi guardavano con lo sguardo assente di chi non ne ha mai sentito parlare. Anche Don Milani è conosciuto più per sentito dire che per diretta frequentazione dei suoi scritti.

Abbiamo asili nido e scuole materne comunali d’eccellenza, grazie a passati investimenti in aggiornamenti con Loris Malaguzzi e i suoi discepoli, ma nei dintorni non mancano asili dove si assegnano giornalmente stelline di merito da consegnare ai genitori. Rossa a chi e stato “cattivo”, verde a chi è stato “bravo”, in perfetto stile gelminiano.

Fabrizio

domenica 1 marzo 2009

Boom di votacci, pure in condotta "Bocciato" il maestro unico

ROMA - Pioggia di 5 in condotta agli scrutini intermedi. E le lingue hanno la meglio sulla matematica nelle insufficienze dei ragazzi. Dai dati del ministero dell'Istruzione, al termine degli scrutini del primo quadrimestre nella scuola secondaria di secondo grado, risulta che il 72% degli studenti ha riportato almeno una insufficienza (nel 2008 era il 70,3%). Le maggiori carenze negli Istituti professionali (con l'80% dei ragazzi che ha riportato insufficienze) e nelle regioni del Centro Sud. Nel Meridione anche il record dei 5 in condotta. Dati che allarmano in particolare per gli studenti dell'ultimo anno che, anche con una sola insufficienza (condotta compresa), non saranno ammessi all'esame di Stato.

I dati. Nell'elenco delle pagelle con insufficienze seguono gli istituti tecnici (78,1%), i licei artistici e gli istituti d'arte, gli ex magistrali, i licei scientifici e i classici. Gli studenti "più bravi" sono del linguistico: il 40,1% è arrivato agli scrutini intermedi senza insufficienze. Carenze uniformi tra le diverse zone del paese (Nord 70,1%, Centro 74,0%, Sud e isole 74,4%). Ma le insufficienze al Sud crescono. Tra le discipline, le lingue straniere superano la matematica e diventano la materia che registra il maggior numero di insufficienze (63,3%, nel 2008 erail 62,2%).

I 5 in condotta Sono stati 34.311, dei quali 8.151 con la sola insufficienza in comportamento. I più indisciplinati agli istituti professionali, seguono i tecnici. Nella scuola media i ragazzi con almeno una insufficienza sono stati il 46%, ma a differenza delle scuole superiori le carenze si distribuiscono in modo abbastanza omogeneo tra le principali discipline

Iscrizioni alle elementari. Il ministero ha diffuso un campione statisticamente significativo delle richieste di iscrizione alle elementari. Un sostanziale "bocciatura" del modello del maestro unico: sei famiglie su dieci hanno scelto l'orario scolastico delle 30 ore, mentre il 34% chiede la 40 ore. Analizzando le iscrizioni per l'anno scolastico 2009-2010 di un campione di circa 900 scuole rappresentative, e distribuite tra tutto il territorio nazionale, risulta dunque che il 3% ha scelto le 24 ore, il 7% le 27 ore, il 56% le 30 ore, il 34% le 40.

Gelmini: "Maestro unico, figura indispensabile". Il ministro Gelmini precisa: tutti i modelli orari prevedono il maestro unico di riferimento "e non solo quello a 24 ore come qualcuno sostiene in maniera imprecisa. Sarà una figura indispensabile per la formazione del bambino come in tutti i paesi europei".

Fioroni: "Dopo i tagli nessuna garanzia". L'ex ministro dell'istruzione, oggi responsabile educazione del Pd, si chiede: "La scelta delle famiglie italiane (le 30 ore, ndr) si basa sul modello precedente che prevedeva mensa e compresenza di docenti. Come farà il governo, fra tagli e scelte fatte, a garantire gli standard di qualità a cui i genitori erano abituati? Le 30 ore non daranno gli stessi effetti". Un quadro che Fioroni definisce "preoccupante: "Risorse falcidiate dal bilancio per colpa di una Finanziaria che di fatto smantella il nostro sistema dell'istruzione. E' facile mettere 5 in condotta - continua - ma se le scuole non hanno le risorse per recuperare e integrare, aumenteremo solo la dispersione scolastica, e diminuirà il numero dei ragazzi che giunge alla maturità con una preparazione adeguata".

Cisl e Cgil: "Agli italiani non piace il maestro unico". "Le proiezioni sulle richieste di iscrizione alla scuola primaria non lasciano adito a dubbi: alle famiglie italiane il modello del maestro unico piace poco o nulla - commenta Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola - ad essere preferiti e richiesti sono i modelli che da anni vedono la nostra scuola primaria in testa alle classifiche internazionali". "Se le proiezioni fatte dal ministero saranno rispettate - dice Domenico Pantaleo, segretario di Flc Cgil - si prospetta un aumento della richiesta del tempo prolungato. Ora il governo mantenga i suoi impegni e trovi le risorse necessarie". (1 marzo 2009)