mercoledì 24 giugno 2009

Pavia, 24 giugno 2009
La scuola, il rigore, i ragazzi che si perdono

Bastava dirlo, iper-attiva ministra Gelmini.
Bastava dire che per liberare la scuola dai bulli, dai menefreghisti e dagli ignoranti, per tornare alla scuola seria, quella di una volta, era sufficiente ridare i voti anche ai bambini di 6 anni, ripristinare il voto in condotta e bocciare un bel po’ di più, anche nella scuola dell’obbligo.
Bastava dire che la qualità e la serietà della scuola si misurano sulla capacità degli insegnanti di giudicare, selezionare e respingere (troppo di moda i “respingimenti” in Italia di questi tempi).
Bastava dirlo.
Ci saremmo risparmiati la fatica quotidiana di insegnare mettendoci impegno e competenza, passione e sensibilità per trasmettere cultura e valori, per educare al senso di responsabilità e al vivere insieme.
Ci saremmo risparmiati la fatica - e anche il piacere – nel cercare di costruire una scuola autorevole e rigorosa, dove i patti si rispettano e non si fanno sconti. Una scuola capace di accogliere e motivare ma anche di essere esigente, lontana anni luce dai modelli di lustrini-soldi-veline che ci vengono propinati ogni giorno.
Una scuola che “ dà peso a chi non ce l’ha, che fa uguaglianza ... che, tra le sue mura, permette il pari” (Erri De Luca). Una scuola che si occupa di tutti, anche dei meno bravi, di quelli che non ce la fanno. Una scuola che trae soddisfazione dai suoi successi e che si preoccupa e si interroga sui suoi fallimenti, sui ragazzi che si perdono, sul “mal di scuola” (lo consiglio vivamente – e non solo a lei ministra Gelmini – il “Diario di scuola” di Daniel Pennac ).

Più di 40 anni fa Don Milani parlava di “una scuola di tutti e di ciascuno”. E lui non era di certo un “buonista”. “Buonista” invece è stato Francesco D’Onofrio, ex-democristiano, ministro dell’Istruzione del primo Governo Berlusconi: sua la responsabilità di aver abolito gli esami di riparazione (era il 1995) sostituendoli con i “debiti”: da allora gli studenti italiani sono stati gli unici al mondo autorizzati a fare debiti senza essere costretti a saldarli. Bell’esempio di serietà.

La scuola più che di voti e bocciature ha bisogno di attenzione, di competenza, di progettualità condivise, di umanità ed anche di finanziamenti, proprio quelli che lei – ministra Gelmini – sta impietosamente e massicciamente e indiscriminatamente tagliando.

Quanto a me, arrivata alla soglia della pensione, penso proprio che il prossimo anno potrei giocarmi la condizionale per disobbedire alla legge che impone i voti anche alla scuola elementare.
Perchè – e sarebbe ora che lo dicessimo, insieme e ad alta voce – la misura è davvero colma.
Daniela Bonanni
E LA CHIAMANO RIFORMA
di Daniele Checchi (Lavoce.info)

La scuola secondaria italiana ha bisogno di un'opera di razionalizzazione. Il riordino presentato dal ministro Gelmini riesce certamente a garantire un risparmio di spesa pubblica perché prevede una diminuzione dell'organico. Dubbi maggiori si hanno sulla sua efficacia nell'innalzare il livello medio degli apprendimenti o nel ridurne la varianza territoriale. Soprattutto, si riafferma in modo netto la differenziazione tra licei e istituti professionali. Invece di promuovere l'uguaglianza delle opportunità, si opta per la chiusura verso le aspirazioni di ascesa sociale...

(segnalato da Franca Maino)