lunedì 7 dicembre 2009

COMUNICATO DEFINITIVO GHERARDO COLOMBO

GHERARDO COLOMBO PRESENTA A PAVIA
“SEI STATO TU? LA COSTITUZIONE ATTRAVERSO LE DOMANDE DEI BAMBINI”


Mercoledì 3 febbraio alle 17.30 Gherardo Colombo sarà al Collegio Santa Caterina di Pavia (via San Martino, 17) per presentare il suo ultimo libro “Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini” (edizione Salani) scritto a quattro mani con Anna Sarfatti, insegnante della scuola primaria e attivissima scrittrice per ragazzi.

L'incontro, organizzato dal Comitato Genitori e Insegnanti per la Scuola di Pavia in collaborazione con la Biblioteca dei Ragazzi Paternicò-Prini di Pavia e L’agenda delle mamme (www.lagendadellemamme.it), è aperto a tutta la cittadinanza, con un invito particolare ai bambini di quinta elementare e ai ragazzi della scuola media inferiore, interessati a capire quali sono le buone regole per vivere in una società civile democratica. Proprio come insegna la Costituzione Italiana.

Il libro, firmato da Gherardo Colombo e Anna Sarfatti, spiega con semplicità i principi della Costituzione, prendendo spunto dall'esperienza maturata in vari incontri con bambini e ragazzi sul tema della convivenza civile. Ogni argomento trattato nella Costituzione (cittadinanza, uguaglianza, diritti e doveri, parità tra uomini e donne, diritti delle persone disabili) è al centro di un capitolo ed ogni capitolo è suddiviso in domande come: Ma noi bambini siamo cittadini? E i bambini nella pancia della mamma? Certe volte i maestri hanno le preferenze tra i bambini. Ma la Costituzione non dice che siamo tutti uguali?

Si tratta di un testo di educazione civica che risponde alle domande di piccoli (e grandi), seguendo le indicazioni ministeriali per l'insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione" nelle scuole.

”Se la Costituzione riguarda tutti noi, riguarda anche e soprattutto chi è molto giovane”,
ricorda Gherardo Colombo nell’introduzione. Per questo, farla conoscere alle nuove generazioni, non solo è doveroso, ma è necessario. “Viviamo in un paese fortunato, con una Costituzione che mette tutti sullo stesso piano (…) Se si osservano le regole, le cose vanno meglio per tutti” dice l’ex-magistrato.

L’incontro è aperto a tutti, con particolare invito agli alunni delle classi quinte elementari e delle scuole medie inferiori. L’ingresso è libero.

Per informazioni alla stampa e per la partecipazione all’incontro (gruppi, classi, famiglie): Marta Pizzocaro - 349 3516553 - martapizzocaro@libero.it

mercoledì 18 novembre 2009

Taglio agli insegnanti di sostegno, torna la classe differenziale

ROMA - Ogni ora tagliata è un salto all'indietro. Ogni insegnante che se ne va un trauma psicologico difficile da ricostruire. Come una barriera architettonica che non si riesce mai ad abbattere, perché per loro, i bambini e i ragazzi H (così la scuola ancora li definisce) la vita in Italia si è fatta davvero dura. Si chiamano Valerio, Giulia, Martina, Claudia, Adele, hanno dai 4 ai 18 anni, hanno disabilità diverse, e abitano in ogni luogo d'Italia. Da quest'anno, con i tagli della riforma Gelmini, hanno perso la metà dei loro diritti: ore di sostegno dimezzate, assistenza inesistente, accesso allo studio, di fatto, negato. Parliamo di studenti disabili, vittime del taglio degli insegnanti di sostegno, la faccia più oscura e dolorosa della scuola senza più fondi, dove spesso non c'è più nessuno che accompagni al bagno il piccolo con handicap, nessuno che lo sorvegli, e dove anche 5 o 6 alunni disabili vengono concentrati in un sola classe. Dove, denuncia Alessandra Corradi, una mamma di Verona con un bimbo di 4 anni, cieco e con una grave tetraparesi, "sono tornati gli stanzini H". "Spesso mio figlio, con la scusa di proteggerlo dalla confusione, veniva portato in una classe a parte, lui da solo, senza gli altri bambini... Vi sembra integrazione questa?".

I dati dell'anno 2009/2010 segnalano un taglio di circa 500 insegnanti di sostegno con un aumento però di oltre 4000 ragazzi disabili. Questo vuol dire, spiega Giuseppe Argiolas, docente all'Istituto "Colli Vignarelli" di Sanluri, in Sardegna, "che la maggioranza dei ragazzi e dei bambini disabili che ieri avevano diritto a 18 ore di sostegno alla settimana, oggi arriva a malapena a nove". Con conseguenze spesso gravissime per le vite di studenti, che con enormi sforzi e pazienza conquistano pezzetti di autonomia e abilità. "Anche in questo istituto, da sempre all'avanguardia nell'integrazione e nel processo formativo dei giovani con disabilità, oggi c'è una prima superiore con addirittura sei ragazzi con seri handicap riuniti tutti insieme, mentre per il buon andamento della classe, per il successo sia loro che dei ragazzi normodotati non dovrebbero essere più di due. Ma qual è il disegno? Tornare alle classi differenziali?". Il risultato è una pioggia di ricorsi che si è abbattuta sui tribunali regionali di tutta Italia, da parte di famiglie che chiedono, e spesso ottengono, che per i loro figli, vengano ripristinate le ore di lezione legittime.

Una battaglia di raccomandate e carte bollate, come quella che ha intrapreso Marisa Melis, mamma di Martina, che ha 14 anni, una grave malformazione cerebrale, ma una fantastica voglia di vivere e di imparare. Grazie agli sforzi fin qui fatti dalla famiglia e dagli insegnanti Martina fa equitazione, è cintura marrone di karate, partecipa ai campi Scout, legge e scrive bene, ma ha bisogno di continuo appoggio e di percorsi personalizzati. "Invece da quest'anno Martina ha il sostegno soltanto per nove ore alla settimana, contro le 18 dell'anno scorso. Ho protestato con la dirigente, con il ministero, ma non ho ottenuto niente. Se Martina non viene stimolata, seguita, ogni volta si torna indietro, ogni successo di questi bambini è figlio di sforzi enormi... Così ho deciso di fare ricorso al Tar e in questi giorni arriverà la sentenza".

Storie di sfide quotidiane, vissute in silenzio, l'Italia è uno dei paesi d'Europa che destina meno risorse alla cura e allo sviluppo delle persone con handicap. Giulia Dolcetti ha 45 anni, è un'insegnante di sostegno precaria che quest'anno ha perso il posto. "Ma la vittima di questo taglio - racconta Giulia - non sono soltanto io, ma anche un bambino di 9 anni che si chiama Pietro. La sua diagnosi? Grave disturbo pervasivo dello sviluppo. Autismo. Pietro non parla, ma capisce tutto, comunica con il computer, scia e nuota come un campione. L'ho seguito per tre anni, avevamo un rapporto forte e bellissimo: oggi Pietro a scuola non ci vuole più andare. A novembre non gli è stata ancora assegnata un'insegnante di sostegno, e senza di me sembra aver perso il suo legame sia con i compagni che con lo studio... Ma che Stato è questo che punisce i più deboli?".

La guerra dei ricorsi è soltanto all'inizio. E se in Sardegna una mamma passa tutta la sua giornata davanti alla scuola del figlio, affetto da autismo per "tradurre" ai prof che cosa vuol dire il ragazzo, Alessandra Corradi, mamma di un piccolo tetraplegico, spiega in poche parole cosa vuol dire disinteresse. "A mio figlio, cieco fin dalla nascita, le maestre in classe chiedevano: "La vedi quella cosa lì?". La stessa insegnate di sostegno ha confessato che per lei il mio bambino era troppo grave... Per fortuna il Comune ci ha assegnato una "lettrice", che con la musicoterapia e l'ascolto delle fiabe stimola il suo udito e le sue abilità. E quando c'è lei mio figlio cambia, sorride, non è più triste".
(ha collaborato Salvo Intravaia)
(18 novembre 2009)

sabato 7 novembre 2009

17 Novembre: Spaziomusica Via Faruffini, 5 – PAVIA www.spaziomusicapavia.it

Incontro di presentazione di Malascuola di Claudio Cremaschi, all’interno di una non-stop dedicata alla scuola.

• Ore 19.30: Spazio aperitivo

• Ore 21: Scuola e “malascuola”: presentazione del libro di Claudio Cremaschi : “Malascuola “ Piemme ed. Ne discutono con l’autore:

- Anna Angelici dirigente Uff. Scolastico Provinciale di Pavia (ex Provveditorato)

- Massimo De Paoli insegnante

Modera: Corrado Del Bò Libertà e giustizia – Circolo di Pavia

Organizzato da: Spaziomusica, Libertà e giustizia, Libreria Il Delfino, Comitato genitori e insegnanti per la scuola di Pavia

martedì 22 settembre 2009

PERCHE' PROTESTA L'INSEGNANTE
di Giunio Luzzatto (Lavoce.info)

Dietro le proteste degli insegnanti precari ci sono due problematiche diverse. Quella di coloro che sono già abilitati e iscritti nelle graduatorie a esaurimento. E quella di chi invece aspira all'abilitazione. Il progetto del ministero non dà risposte né agli uni né agli altri. Perché non dice niente sui nuovi sistemi di reclutamento. E perché sulla formazione dei futuri docenti si è scelta una via opposta a quella seguita nel resto d'Europa. Quanto alla programmazione del fabbisogno di insegnanti, lo contraddice l'ammissione al tirocinio di soprannumerari.

giovedì 10 settembre 2009

Scuola, i precari ancora in piazza E arrivano "10 domande" a Gelmini

ROMA - Dieci domande alla Gelmini. E' così che prende corpo la protesta dei precari napoletani della scuola organizzata dalla Cgil, che da stamattina manifestano davanti ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Il gruppo è arrivato in Viale Trastevere preceduto da canti funebri e con cartelli listati a lutto che ritraevano la Gelmini. Poi sono comparsi quelli contenenti le dieci domande rivolte al ministro. Tra cui: "Perchè dopo tredici mesi non ha imparato ancora nulla sulla scuola?", "Perchè se la scuola è pubblica e laica si pagano gli insegnanti di religione cattolica?", "Ministro, ora denuncerà anche noi?". Ma proteste e manifestazioni si stanno svolgendo anche in altre città italiane.

Milano - Incatenati al Pirellone. E' iniziata alle 10.45 la protesta degli insegnanti precari milanesi del Coordinamento 3 Ottobre, gli stessi che sabato scorso avevano lanciato la campagna "Adotta un Precario". Una ventina i manifestanti incatenati davanti al palazzo della Regione per dire no all'accordo salva precari firmato da Formigoni e Gelmini. I precari chiedono l'abolizione della legge 133 articolo 74 "che di fatto ha causato i tagli alla scuola". "No ai tagli difendiamo la scuola statale'", così uno striscione attaccato alle ringhiere del palazzo della Regione.

Messina - I precari restituiscono le tessere elettorali. Cento tra responsabili dei comitati "Salviamo i precari" e "Vittime della Gelmini", più i dirigenti del Codacons spediranno alle sedi del governo le proprie tessere elettorali, "rinunciando così al diritto/dovere di voto per sottolineare la discrepanza enorme esistente tra ciò che i politici avevano promesso in campagna elettorale e ciò che hanno invece attuato".

Liguria - Oggi a Genova sono in programma delle lezioni "in pillole" per iniziativa del Comitato Precari Liguri della scuola. Lunedì a Savona, in piazza Sisto IV, docenti e non docenti saliranno su alcuni piedistalli con indosso cartelloni per denunciare il problema che, solo in provincia, ha investito un centinaio di persone.

La replica della Gelmini - Il precariato nella scuola ''e' nato nel nostro Paese negli Anni '70 e '80, quando i concorsi sono stati fatti senza prevedere un numero preciso di posti'': lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini dai microfoni di Radio Anch'io, bollando come ''tentativo maldestro, quello della sinistra di ascrivere il problema del precariato a questo Governo''.
(10 settembre 2009)

mercoledì 24 giugno 2009

Pavia, 24 giugno 2009
La scuola, il rigore, i ragazzi che si perdono

Bastava dirlo, iper-attiva ministra Gelmini.
Bastava dire che per liberare la scuola dai bulli, dai menefreghisti e dagli ignoranti, per tornare alla scuola seria, quella di una volta, era sufficiente ridare i voti anche ai bambini di 6 anni, ripristinare il voto in condotta e bocciare un bel po’ di più, anche nella scuola dell’obbligo.
Bastava dire che la qualità e la serietà della scuola si misurano sulla capacità degli insegnanti di giudicare, selezionare e respingere (troppo di moda i “respingimenti” in Italia di questi tempi).
Bastava dirlo.
Ci saremmo risparmiati la fatica quotidiana di insegnare mettendoci impegno e competenza, passione e sensibilità per trasmettere cultura e valori, per educare al senso di responsabilità e al vivere insieme.
Ci saremmo risparmiati la fatica - e anche il piacere – nel cercare di costruire una scuola autorevole e rigorosa, dove i patti si rispettano e non si fanno sconti. Una scuola capace di accogliere e motivare ma anche di essere esigente, lontana anni luce dai modelli di lustrini-soldi-veline che ci vengono propinati ogni giorno.
Una scuola che “ dà peso a chi non ce l’ha, che fa uguaglianza ... che, tra le sue mura, permette il pari” (Erri De Luca). Una scuola che si occupa di tutti, anche dei meno bravi, di quelli che non ce la fanno. Una scuola che trae soddisfazione dai suoi successi e che si preoccupa e si interroga sui suoi fallimenti, sui ragazzi che si perdono, sul “mal di scuola” (lo consiglio vivamente – e non solo a lei ministra Gelmini – il “Diario di scuola” di Daniel Pennac ).

Più di 40 anni fa Don Milani parlava di “una scuola di tutti e di ciascuno”. E lui non era di certo un “buonista”. “Buonista” invece è stato Francesco D’Onofrio, ex-democristiano, ministro dell’Istruzione del primo Governo Berlusconi: sua la responsabilità di aver abolito gli esami di riparazione (era il 1995) sostituendoli con i “debiti”: da allora gli studenti italiani sono stati gli unici al mondo autorizzati a fare debiti senza essere costretti a saldarli. Bell’esempio di serietà.

La scuola più che di voti e bocciature ha bisogno di attenzione, di competenza, di progettualità condivise, di umanità ed anche di finanziamenti, proprio quelli che lei – ministra Gelmini – sta impietosamente e massicciamente e indiscriminatamente tagliando.

Quanto a me, arrivata alla soglia della pensione, penso proprio che il prossimo anno potrei giocarmi la condizionale per disobbedire alla legge che impone i voti anche alla scuola elementare.
Perchè – e sarebbe ora che lo dicessimo, insieme e ad alta voce – la misura è davvero colma.
Daniela Bonanni
E LA CHIAMANO RIFORMA
di Daniele Checchi (Lavoce.info)

La scuola secondaria italiana ha bisogno di un'opera di razionalizzazione. Il riordino presentato dal ministro Gelmini riesce certamente a garantire un risparmio di spesa pubblica perché prevede una diminuzione dell'organico. Dubbi maggiori si hanno sulla sua efficacia nell'innalzare il livello medio degli apprendimenti o nel ridurne la varianza territoriale. Soprattutto, si riafferma in modo netto la differenziazione tra licei e istituti professionali. Invece di promuovere l'uguaglianza delle opportunità, si opta per la chiusura verso le aspirazioni di ascesa sociale...

(segnalato da Franca Maino)

giovedì 21 maggio 2009

Roma, i presidi alle famiglie "Non ci sono più soldi"

ROMA- "Gentili genitori, questa lettera viene inviata contemporaneamente da centinaia di dirigenti scolastici delle scuole statali del Lazio per rendere pubblica la grave emergenza finanziaria in cui si trovano le scuole". Sono state oltre 41.739 le lettere spedite ieri da circa 300 presidi del Lazio aderenti all'Asal (Associazione scuole autonome del Lazio) per dare le cifre della scuola al collasso a causa dei tagli inferti dal governo: non ci sono i soldi per i supplenti (fondi ridotti del 40 %), né per le visite fiscali obbligatorie; da settembre non saranno più garantiti i servizi previsti per legge, come la copertura dell'ora alternativa alla religione.

"E per non gravare sul fondo dell'istituto qualche preside si è autotassato per mandare le missive - spiega Paolo Mazzoli, preside del 115esimo circolo e presidente dell'Asal - per il 2009 non abbiamo avuto i fondi per il funzionamento quotidiano delle scuole, cioè per comprare tutto il materiale, perfino quello per le pulizie. Inoltre se nel 2004 ogni classe della materna riceveva 280 euro per il funzionamento amministrativo e didattico, nel 2008 erano 90 e per quest'anno non è arrivato nulla".

Scrivono ancora: "non ci sono nemmeno i soldi per i corsi di recupero", che sono a rischio per quest'estate e " il 52 % degli edifici del Lazio non ha certificazioni relative alla sicurezza". E alcune scuole del XX municipio si sono viste recapitare anche 100 euro di multa per la mancata presenza del certificato di prevenzione incendi: "In tempi di casse in rosso - spiega Elisamarzia Vitaliano, dirigente dell'istituto Parco di Veio - anche 100 euro sono preziosissimi. Tanto più che quella certificazione non dobbiamo produrla noi, ma il municipio. Le scuole hanno fatto ricorso, ci manca solo quest'altro salasso".

"Le scuole del Lazio hanno crediti per oltre 170 milioni nei confronti dello Stato per le spese anticipate - aggiunge Pietro Perziani, preside del Viscontino - ma i soldi non arrivano. Da settembre saremo costretti a non pagare più i supplenti per non andare troppo in sofferenza. Dovremo dividere i bambini tra le classi". E poi le visite fiscali rese obbligatorie dal primo giorno di assenza dei docenti come indicato dal ministro Renato Brunetta: "Ad oggi non stiamo pagando le Asl. Perché o andiamo noi in bancarotta o loro", conclude Mazzoli.
Tea MAISTO
(20 maggio 2009)

martedì 19 maggio 2009

SCUOLA: candidati sindaco a confronto

A. ALBERGATI – I. CAMPARI – A. CATTANEO – L. CELLA - P. FERLONI – P. GENOVA
si confrontano sui temi inerenti le politiche in ambito scolastico della futura Amministrazione Comunale.

Modera l'incontro Franca MAINO del COMITATO GENITORI E INSEGNANTI PER LA SCUOLA - PAVIA

Mercoledì 20 maggio 2009 - ore 21.00
Sala San Martino di Tours - Corso Garibaldi 69 – Pavia
TUTTA LA CITTADINANZA È INVITATA

sabato 28 marzo 2009

QUANTI RISCHI NELLA RINUNCIA AL TEMPO PIENO

Franca ci segnala questo articolo comparso su www.lavoce.info, il 27/3/2009:

QUANTI RISCHI NELLA RINUNCIA AL TEMPO PIENO
di Silvia Berzoni e Paola Profeta

Tra fine marzo e aprile si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola.
Si capirà dunque qual è il futuro del tempo pieno, al di là del gran numero di famiglie che continua a sceglierlo.
La riduzione di questo modello di organizzazione scolastica ha conseguenze importanti. Non solo il probabile peggioramento della qualità dell'insegnamento e una minore capacità di recupero degli svantaggi sociali. Ma anche un ostacolo all'occupazione femminile e un passo indietro nel percorso verso il superamento della divisione dei ruoli all'interno della famiglia.

venerdì 20 marzo 2009

"Guerriglieri, anzi no, ragazzotti!"
Le etichette del ministro Brunetta


La testimonianza di un professore della Sapienza con il commento di Fabrizio

venerdì 13 marzo 2009

Una Costituzione per tutti, anzi no per ognuno.

Ogni giorno assistiamo a dichiarazioni di personaggi pubblici che lanciano richieste diverse di cambiamento della Costituzione.
Non si riconosce un serio progetto, ma solo esternazioni estemporanee:

-"che in Parlamento votino solo i capigruppo", (Berlusconi, PdL)
- "non credo che in Italia ci siano le condizioni per realizzare la proposta di Berlusconi" (Gasparri, PdL)
- ''La Costituzione va cambiata; andrebbe attualizzata sin dai principi fondamentali'' (Renzi, PD)
- "Andrò nella mia città, a giurare sulla Costituzione. Io giuro sulla fedeltà... " (Franceschini, PD)
- "Quando e se domani la Costituzione sara' cambiata..." (Fini, AN)
- "Tutti noi siamo per la difesa della Costituzione" (Casini 1, UDC)
- "Naturalmente, la Costituzione puo' essere anche riformata" (Casini 2, UDC)

E la Gelmini?
Sembra di sentirla: "Anch'io, anch'io, voglio esternare..., anzi, prima di tutto esternalizzo la scuola pubblica e poi si insegni la Costituzione e la Cittadinanza!

Presentato il 4 marzo 2009, a Palazzo Chigi, dal Ministro Gelmini "il documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione".

Ovvero l'ora di storia ...antica!

giovedì 5 marzo 2009

Assegno di disoccupazione a precari non assunti



Un assegno di disoccupazione per i precari della scuola che, in seguito ai tagli previsti dal governo, non verranno più riassunti dal prossimo 1 settembre 2009.


La proposta è contenuta in un emendamento che sarà presentato alla Camera dal Pd al decreto su «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi».

Il primo firmatario è Beppe Fioroni.

«Avrà diritto all'assegno - spiega l'ex ministro - il personale della scuola che nell'anno scolastico 2008/2009 ha prestato servizio con incarico a tempo determinato per un periodo non inferiore a 180 giorni. Le percentuali rispetto alla retribuzione e la durata dei trattamenti di disoccupazione sono fissate nella misura del 60 per cento per i primi 12 mesi e del 50 per cento per altri 12 mesi».

PRIMO INTERVENTO
«I tagli alla scuola italiana, che mettono a rischio il nostro sistema di istruzione pubblica - commenta il Responsabile Educazione del Pd - non solo tradiscono le aspettative di famiglie e studenti, ai quali si promettono cose impossibili da mantenere, ma avranno un'altra conseguenza drammatica in questa crisi senza precedenti: la sorte dei precari della scuola, migliaia di persone che dall'oggi al domani si troveranno senza lavoro dopo aver educato e istruito per anni i nostri figli.
L'assegno di disoccupazione - prosegue Fioroni - è il primo intervento, immediato ed urgente, per non aggiungere dramma a dramma ed è un emendamento che il governo non potrà respingere perché sa bene che, bloccando le stabilizzazioni dei precari approvate dal governo Prodi per tutti coloro che si trovano nelle graduatorie ad esaurimento, non solo preclude a queste persone ogni tipo di futuro ma rende un calvario anche il loro presente.
Al governo chiedo di sospendere questo accanimento e, da subito, garantire almeno l'estensione degli ammortizzatori sociali».

Corriere della sera - 04 marzo 2009

martedì 3 marzo 2009

La scuola dei prossimi anni è un mistero


Franco Frabboni
Qualche giorno fa centosessanta persone si sono ritrovate nell’aula magna dell’Università di Pavia ad ascoltare Franco Frabboni, noto pedagogista. Inevitabilmente mi sono ritrovato d’accordo sull’excursus di quarant’anni di buone pratiche pedagogico-didattiche e sugli impietosi attacchi all’attuale politica scolastica governativa.

Eppure una certa fiducia nella capacità della scuola a superare, nonostante tutto, anche questa bufera mi lascia perplesso.

Intanto non è così vero che l’istituzione scolastica sia stata, sia e sarà migliore della società che l’esprime. A scuola le “buone pratiche” hanno sempre convissuto con le mediocri e le pessime. Se a un certo punto anche la pedagogia ufficiale si è attestata su posizioni “avanzate” condividendo con la didattica e la psicologia la centralità della persona in un contesto educazionale ricco di stimoli ciò non significa che questa tendenza (né di destra, né di sinistra, si badi bene) abbia permeato di sé tutta la pratica educativa.
L’assegnare all’istruzione solo una parte strumentale all’interno del più vasto e complesso processo formativo è stato vanto di molti docenti, in particolare nella scuola primaria, ma non di tutti e forse neppure della maggioranza. Molti hanno perseverato nel “tenere fuori dall’aula” l’alunno con tutti i suoi bisogni continuando a riempirne la testa con nozioni esauste, spesso obsolete, e frustrandosi sempre più man mano che s’imponeva la necessità di un nuovo modo di procedere. Il tempo pieno e la distribuzione delle competenze educative in équipe d’insegnanti paritetici è stato di grande, reciproco aiuto.

Ora si va in controtendenza.
Nonostante le proteste e le manifestazioni che hanno coinvolto un vasto fronte di studenti insegnanti e genitori, cifre pubblicate su La Repubblica dicono che “nelle superiori il 72% degli studenti non ha tutte sufficienze e quasi 35mila ragazzi non hanno avuto la sufficienza per il comportamento”. Ciò significa non soltanto una passiva accettazione dei docenti del ritorno al passato, ma un uso attivo di strumenti la cui efficacia didattico-pedagogica è stata smentita dalla stragrande maggioranza degli studiosi in materia.

È ben vero che nelle iscrizioni alle elementari l'80% sceglie le 30 o 40 ore bocciando così il vecchio maestro unico delle 24 ore, ma non so fino a che punto questa sia una scelta pedagogicamente consapevole e non risponda piuttosto alla necessità di avere un luogo fisico accudito dove lasciare il più a lungo possibile i figli in questa fascia d’età. Inoltre nessuno sa come si potrà far fronte a queste richieste nel totale marasma di indicazioni e controindicazioni.
Si naviga a vista e quella che sarà la scuola primaria dei prossimi anni è un mistero anche per chi vi opera giornalmente.

La sensazione a pelle è che la situazione peggiorerà vistosamente non potendo fare affidamento all’infinito sulla disponibilità degli insegnanti a coprire le falle sempre più larghe aperte dalla insufficienza del personale a disposizione per orari prolungati oltre le 24 ore. Inoltre l’aver ribadito comunque l’unicità di un solo maestro su tutte le materie principali - eliminando anche ogni compresenza - non può che ridurre al minimo l’offerta formativa.
Perché un insegnante dovrebbe farsi carico di tutte le materie con lezioni da preparare e quaderni da correggere mentre un altro si limiterebbe ad assistere quegli scolari parcheggiati al pomeriggio (tra l’altro neppure sempre gli stessi)?
Ha un bel indicare Frabboni i Freinet e i Ciari pilastri dell’educazione.
Mi è capitato nel corso di troppi anni di citarli a docenti che mi guardavano con lo sguardo assente di chi non ne ha mai sentito parlare. Anche Don Milani è conosciuto più per sentito dire che per diretta frequentazione dei suoi scritti.

Abbiamo asili nido e scuole materne comunali d’eccellenza, grazie a passati investimenti in aggiornamenti con Loris Malaguzzi e i suoi discepoli, ma nei dintorni non mancano asili dove si assegnano giornalmente stelline di merito da consegnare ai genitori. Rossa a chi e stato “cattivo”, verde a chi è stato “bravo”, in perfetto stile gelminiano.

Fabrizio

domenica 1 marzo 2009

Boom di votacci, pure in condotta "Bocciato" il maestro unico

ROMA - Pioggia di 5 in condotta agli scrutini intermedi. E le lingue hanno la meglio sulla matematica nelle insufficienze dei ragazzi. Dai dati del ministero dell'Istruzione, al termine degli scrutini del primo quadrimestre nella scuola secondaria di secondo grado, risulta che il 72% degli studenti ha riportato almeno una insufficienza (nel 2008 era il 70,3%). Le maggiori carenze negli Istituti professionali (con l'80% dei ragazzi che ha riportato insufficienze) e nelle regioni del Centro Sud. Nel Meridione anche il record dei 5 in condotta. Dati che allarmano in particolare per gli studenti dell'ultimo anno che, anche con una sola insufficienza (condotta compresa), non saranno ammessi all'esame di Stato.

I dati. Nell'elenco delle pagelle con insufficienze seguono gli istituti tecnici (78,1%), i licei artistici e gli istituti d'arte, gli ex magistrali, i licei scientifici e i classici. Gli studenti "più bravi" sono del linguistico: il 40,1% è arrivato agli scrutini intermedi senza insufficienze. Carenze uniformi tra le diverse zone del paese (Nord 70,1%, Centro 74,0%, Sud e isole 74,4%). Ma le insufficienze al Sud crescono. Tra le discipline, le lingue straniere superano la matematica e diventano la materia che registra il maggior numero di insufficienze (63,3%, nel 2008 erail 62,2%).

I 5 in condotta Sono stati 34.311, dei quali 8.151 con la sola insufficienza in comportamento. I più indisciplinati agli istituti professionali, seguono i tecnici. Nella scuola media i ragazzi con almeno una insufficienza sono stati il 46%, ma a differenza delle scuole superiori le carenze si distribuiscono in modo abbastanza omogeneo tra le principali discipline

Iscrizioni alle elementari. Il ministero ha diffuso un campione statisticamente significativo delle richieste di iscrizione alle elementari. Un sostanziale "bocciatura" del modello del maestro unico: sei famiglie su dieci hanno scelto l'orario scolastico delle 30 ore, mentre il 34% chiede la 40 ore. Analizzando le iscrizioni per l'anno scolastico 2009-2010 di un campione di circa 900 scuole rappresentative, e distribuite tra tutto il territorio nazionale, risulta dunque che il 3% ha scelto le 24 ore, il 7% le 27 ore, il 56% le 30 ore, il 34% le 40.

Gelmini: "Maestro unico, figura indispensabile". Il ministro Gelmini precisa: tutti i modelli orari prevedono il maestro unico di riferimento "e non solo quello a 24 ore come qualcuno sostiene in maniera imprecisa. Sarà una figura indispensabile per la formazione del bambino come in tutti i paesi europei".

Fioroni: "Dopo i tagli nessuna garanzia". L'ex ministro dell'istruzione, oggi responsabile educazione del Pd, si chiede: "La scelta delle famiglie italiane (le 30 ore, ndr) si basa sul modello precedente che prevedeva mensa e compresenza di docenti. Come farà il governo, fra tagli e scelte fatte, a garantire gli standard di qualità a cui i genitori erano abituati? Le 30 ore non daranno gli stessi effetti". Un quadro che Fioroni definisce "preoccupante: "Risorse falcidiate dal bilancio per colpa di una Finanziaria che di fatto smantella il nostro sistema dell'istruzione. E' facile mettere 5 in condotta - continua - ma se le scuole non hanno le risorse per recuperare e integrare, aumenteremo solo la dispersione scolastica, e diminuirà il numero dei ragazzi che giunge alla maturità con una preparazione adeguata".

Cisl e Cgil: "Agli italiani non piace il maestro unico". "Le proiezioni sulle richieste di iscrizione alla scuola primaria non lasciano adito a dubbi: alle famiglie italiane il modello del maestro unico piace poco o nulla - commenta Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola - ad essere preferiti e richiesti sono i modelli che da anni vedono la nostra scuola primaria in testa alle classifiche internazionali". "Se le proiezioni fatte dal ministero saranno rispettate - dice Domenico Pantaleo, segretario di Flc Cgil - si prospetta un aumento della richiesta del tempo prolungato. Ora il governo mantenga i suoi impegni e trovi le risorse necessarie". (1 marzo 2009)

venerdì 27 febbraio 2009

NON SEPARARE LA SCUOLA DALLA VITA


Nel mio lavoro pedagogico mi ritorna spesso in mente la scuola della mia infanzia.

Arrivavamo a scuola attraverso le strade e i sentieri, ebbri di aria aperta, nutriti delle opere che per noi avevano un grande significato, opere legate alla nostra vita presente e futura. Nutriti di giochi naturali e di canti di uccelli.


Le preoccupazioni? Ben di rado ci accompagnavano.

Il ragazzo in libertà, tra i suoi compagni, non è mai preoccupato, a meno che sia malato. La vita lo accaparra e lo sospinge avanti con un ottimismo fiducioso e promettente.
Eccoci giunti a scuola. Le idee non ci mancavano, e originali. La parola ci soccorreva veloce, con sottigliezza e arguzia. Si incrociavano le iniziative buone o cattive.

Ma bruscamente la campana suonava, producendoci ad un tratto una specie di vuoto interiore.
La vita si fermava lì: la scuola cominciava.

Un mondo nuovo, totalmente differente da quello che vivevamo: con altre regole e altri obblighi, altri interessi. O, cosa più grave, un'assenza di interessi talvolta drammatica. Un'ultima volta contavamo le palline nelle nostre tasche, nascondevamo una bella conchiglia trovata per la strada, e che avremmo ritrovata all'uscita dalle lezioni. Dovevamo scacciare il cane, che ci aveva seguito, e si mostrava ben sorpreso di vederci diventare anonimi, pallidi, tutti in riga, e scomparire in questo luogo separato dal mondo, e dove era proibita ogni vita.

Ponevamo il nostro cuore sul muricciolo antistante la scuola. Là forse poteva battere.
In classe certamente no.
La porta si richiudeva, la scuola cominciava.


Freinet, Le mie tecniche, Firenze, La Nuova Italia, 1969

giovedì 26 febbraio 2009

La Scuola svuotata


Quale futuro per i bambini della 'nuova' scuola?

INCONTRO CON FRANCO FRABBONI
GIOVEDI' 26 FEBBRAIO 2009 - ORE 17
AULA MAGNA - UNIVERSITA' DI PAVIA





E per chi non c'era ecco una sintesi videoregistrata degli interventi dei relatori e l'intervista.
Il Comitato ringrazia tutti coloro che hanno partecipato all'incontro.

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Rassegna stampa su "La Scuola svuotata"
- Il Mondo del Lunedì (02/3/2009)
- La Provincia Pavese (27/2/2009)
- Telepaviaweb (26/2/2009)
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Materiale per la promozione dell'incontro con Frabboni del 26/2/2009
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Da scaricare, diffondere, inviare
- tagliandi da distribuire a tutti i conoscenti
- volantino da distribuire ai genitori della scuola (A4) e da attaccare all'esterno (meglio se stampato in A3)
- Comunicato Stampa
- profilo del Comitato per invitare a nuove adesioni ed iscrizioni

Informatica nella primaria? Non è prioritario

Quindi l'informatica nella scuola primaria non esiste più!

La conferma arriva dalla fonte più autorevole, il sito del Ministero dell'Istruzione, che dedica uno spazio alle domande e relative risposte sulla Riforma (le famose faq); al quesito n° 23, posto da un genitore, si legge testualmente:
"Ho letto che per le classi dalla seconda in poi non cambierà nulla, a scuola invece mi dicono che mio figlio il prossimo anno non avrà le stesse maestre e soprattutto non ci sarà più la possibilità di fare il laboratorio di informatica (è una classe numerosa) a causa dell'abolizione delle compresenze. Chi ha ragione?"
Risposta del Ministero:
"Le classi successive alla prima nel prossimo anno scolastico avranno confermato l'orario di funzionamento di quest'anno (27 o 30 ore settimanali più eventualmente la mensa). La riduzione delle ore di compresenza comporterà qualche riassetto organizzativo, ma in linea di massima le insegnanti della classe potranno essere confermate. La scuola, nella sua autonomia didattica e organizzativa, potrà organizzare le attività e gli insegnamenti facendo in modo di assicurare la massima funzionalità dei servizi. Ci auguriamo che anche il laboratorio di informatica possa trovare spazio tra le attività, anche se vorrà convenire che esso non costituisce, soprattutto nella scuola primaria, un insegnamento prioritario ."

Ne aveva parlato anche Repubblica il 23 febbraio scorso:
"Sparisce dalla scuola la "I" di informatica. I tagli del governo, infatti, cancellano uno dei pilastri della riforma Moratti: quella delle tre "I" (inglese, impresa, internet o informatica). Dal prossimo anno scolastico, infatti, gli insegnanti della scuola elementare (ora primaria) e della media (secondaria di primo grado) dovranno fare i salti mortali per aprire il mondo delle conoscenze informatiche ai propri alunni. Il taglio delle cosiddette compresenze nella scuola primaria e la riduzione delle ore di Tecnologia nella scuola secondaria di primo grado renderà quasi impossibile l' insegnamento dei primi fondamenti di Informatica e Internet a bambini e ragazzini. - (INTRAVAIA E LODOLI )"


Ma da qualche giorno l'ultima frase (evidenziata in grassetto) è magicamente scomparsa dalla faq!!
Il Ministero è corso ai ripari cancellando la frase che un ingenuo e sincero collaboratore del Ministero stesso aveva pubblicato.
Il MIUR ha precipitosamente emesso un comunicato ufficiale per tentare di metterci una "pezza", ma il danno ormai è fatto: il Re è nudo!
D'altronde non era difficile intuirlo.
Se vengono eliminate le compresenze, introdotto il maestro tuttologo, aumentati i bambini per classe, come si può pensare di poter gestire un laboratorio di informatica di oltre 25 bambini?
Può immaginarlo solo chi non ha mai avuto bambini a scuola o non vi ha mai lavorato.

- L'inglese si era già perso con l'eliminazione degli specialisti e con l'affidamento al maestro unico dell'insegnamento della seconda lingua.

- Ora tocca all'informatica/internet, come effetto della eliminazione delle compresenze.

- Non possiamo che aspettarci, vista la crisi finanziaria in atto, anche l'eliminazione della terza I, come Impresa, ovvero l'eliminazione di qualsiasi percorso di integrazione e di sinergia con il mondo del lavoro. Quali prospettive di preparazione al mondo produttivo potrà fornire una scuola svuotata di contenuti formativi ampi e ridotta a semplice mercato di futura forza lavoro precaria e disoccupata?

Alle I del Ministro contrapponiamo le nostre tre C:
- Cuore, perchè la scuola è luogo di relazioni e sentimenti
- Conoscenza, perchè la scuola è percorso di formazione e costruzione di apprendimenti e competenze
- Cittadinanza, perchè è nella scuola che nasce il nuovo cittadino, tollerante e solidale, multiculturale e cosmopolita.

giovedì 19 febbraio 2009

Ancora sul decreto Aprea

L'ANALISI
Il pericolo di un accordo bipartisan
I 22 articoli del disegno di legge Aprea, fermo in VII Commissione alla Camera, si articolano soprattutto su 2 temi: l'autogoverno della scuola e la condizione dei docenti.
Le scuole vengono trasformate in fondazioni, istituti di diritto privato. Infatti lo Stato garantisce loro una cifra fissa e identica per tutte, ma le aziende o gli enti, associazioni o utenti potranno contribuire con finanziamenti. Tale condizione - tra tutti i possibili scetticismi rispetto alle concrete velleità di entrare come finanziatori di un'istituzione scolastica - configura la possibilità non solo di privatizzare qualunque scuola, ma di creare immense disparità tra istituti, a seconda del livello ordinamentale, dell'utenza, della collocazione nel territorio.
Al consiglio di istituto - attraverso una rivisitazione dei decreti delegati - verrà sostituito un consiglio di amministrazione (nel quale non sono più compresi gli Ata), di cui farebbero parte rappresentanti degli enti locali e del mondo del lavoro e delle professioni. Non è un caso che questo percorso (di cui non è difficile individuare, oltre che le criticità rilevate, i danni in termini di ingerenza sulla libertà di insegnamento) rappresenta una mano tesa verso Confindustria, che a più riprese ha avallato e richiesto una simile trasformazione.
La carriera dei docenti - la cui formazione iniziale è concepita sul modello 3+2, con un corso universitario caratterizzato per il 75% da crediti di tipo contenutistico-disciplinare e solo per il 25% di tipo relazionale, didattico, pedagogico, cui seguirà un anno di tirocinio validato dal giudizio del dirigente, dopo il quale il candidato potrà iscriversi ad un albo rigorosamente regionale - sarà articolata in 3 livelli: iniziale, ordinario ed esperto.
Gli aumenti stipendiali saranno vincolati all'anzianità e all'appartenenza al singolo livello, determinato da concorsi banditi dai singoli istituti. Si propone così, oltre che un aggravio di lavoro difficilmente gestibile dalle segreterie, un sistema di reclutamento improntato a "cordate" interne più i meno di potere, meccanismo non dissimile da quello che il centro destra ha sbandierato di voler debellare all'università.
Infine, spariranno le Rappresentanze sindacali unitarie e per i docenti verrà istituita una specifica area contrattuale. Il fatto che le politiche sull'istruzione del centro destra non si limitino semplicemente in un - seppur allarmante e drammatico - disinvestimento economico e culturale, che culmina negli otto milioni di tagli alla scuola e nell'annullamento di più di centotrentamila posti di lavoro, è chiaro più che mai. Perché qui si accompagna il desolante passaggio dalla scuola della Repubblica (statale, laica, pluralista, inclusiva) alla scuola privata (confessionale, aziendalista, esclusiva, "omologata"). Qui si vanno a minare definitivamente le basi dello stato sociale come frutto del patto di solidarietà che sta alla base della Carta, e si scongiura ogni possibilità di affidare alla scuola funzioni emancipanti rispetto alle condizioni socioeconomiche di partenza di tutti e di ciascuno.
Il sospetto stazionamento prolungato del disegno di legge può essere letto da differenti punti di vista. Conflitti interni a Forza Italia: la sconfitta di Valentina Aprea, responsabile scuola nazionale, dirigente scolastico e ministro in pectore, nella corsa alla poltrona di viale Trastevere a vantaggio della neofita e incompetente Maria Stella Gelmini, fu bruciante. Tanto più che Gelmini si era segnalata pubblicamente solo per una proposta di legge presentata il 5 febbraio 2008 alla Camera - "Per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e nella pubblica amministrazione": una beffa da una come lei che, nata e vissuta in Lombardia, ha acquisito il titolo di avvocato solo dopo un fittizio trasferimento a Reggio Calabria. Oppure, come sostengono altri, la lentezza dell'iter potrebbe essere dovuta alla volontà di far convergere in un unico testo proposte provenienti anche dalla cosiddetta opposizione.
Considerando che le leggi su parità e autonomia scolastica furono licenziate dal centrosinistra; che l'idea delle scuole fondazioni era contenuta nel decreto Bersani del 2007; che la riforma del Titolo V della Costituzione e l'astensione dal voto dimostrano che federalismo, regionalizzazione e sussidiarietà sono principi condivisi anche dal chi dovrebbe opporsi alla deriva mercantilistica, aziendalista e privatistica configurata dalla proposta Aprea, non disperiamo che il progetto bipartisan possa riuscire.
Aggravato dalla notizia ventilata che Gelmini potrebbe essere candidata alle Europee; in quel caso Aprea, sebbene titubante, potrebbe succederle, alimentando il dilemma se sia meglio un'incompetente yes woman di una competente jihadista del mercato.
Prima di adattarci a intonare il requiem annunciato per la scuola della Repubblica, degli art.3, 33 e 34 della Costituzione, tentiamo di fare qualcosa. Il pericolo è enorme.
Articolo di Marina Boscaino, tratto da il Manifesto del 13-2-2009, pag. 6

domenica 15 febbraio 2009

Regolamenti attuativi: chiaro e motivato
No del Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione

Incontro dell'11 febbraio al Ministero sui Regolamenti attuativi

Il CNPI ha espresso oggi, in modo articolato e all’unanimità, il parere fortemente critico sui regolamenti attuativi delle norme approvate nell’estate scorsa, ormai sostenuti dal solo Governo e dall’Amministrazione.

Usque tandem, il ministro Gelmini continuerà ad ignorare il rifiuto, chiaro, netto, sempre motivato che tutto il mondo della scuola e degli esperti sta esprimendo sin dall’approvazione delle norme che, se attuate secondo i contenuti degli schemi di regolamento, respinti prima dalla Conferenza Unificata Stato Regioni ed ora dal CNPI, porteranno alla distruzione del patrimonio culturale, professionale, democratico che la nostra scuola migliore ha accumulato negli anni?

Pensiamo che solo un Ministro, debole e privo di competenze sulla scuola, poteva e può consentire che le esigenze di bilancio del collega dell’Economia, Ministro unico in carica, siano pagate a carissimo prezzo dal sistema pubblico dell’istruzione.
Solo un Governo miope, incapace di pensare e progettare il futuro del paese, può pensare di tagliare risorse e personale all’istituzione deputata all’istruzione e all’educazione delle bambine e dei bambini, nonché degli adolescenti, condannando loro ed il sistema sociale, economico e produttivo ad un futuro più povero ed arretrato del presente.

La scuola, in tutte le sue articolazioni, non può accettare l’idea di una sua profonda destrutturazione.

Rinnoviamo l’appello al Ministro a fermarsi su questa pericolosa china: ascolti le ragioni di chi in questi anni si è impegnato e lavorato per una scuola ed un paese migliori.

Roma, 13 febbraio 2009

Tratto dal sito del la Federazione Lavoratori della Conoscenza

giovedì 5 febbraio 2009

"Per quante ore starà a scuola?" I genitori restano senza risposte

"Scelto il modello orario della scuola elementare, riuscirò ad ottenerlo?". E' questa la domanda che si pongono migliaia di genitori alle prese in questi giorni con le iscrizioni (scadono il prossimo 28 febbraio) dei figli alla scuola primaria. Al momento, nessuno può dare una risposta e sulla questione regna più di qualche confusione. Da una parte le dichiarazioni del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che illustra il modello a 24 ore con il maestro "unico di riferimento", dall'altra i "consigli" delle associazioni dei genitori e degli insegnanti che spingono le famiglie a scegliere i modelli a 27, 30 e 40 ore. Ma come stanno le cose?

Per avere un'idea di cosa accadrà il prossimo mese di settembre basta fare riferimento alla circolare sulle iscrizioni dello scorso 15 gennaio e alle direttive degli anni scorsi sulla formazione degli organici del personale. Alla circolare il ministero quest'anno ha allegato i modelli di iscrizione che le scuole possono adottare. Per l'iscrizione in prima elementare i genitori possono scegliere fra quattro modelli orario: 24, 27, 30 o le 40 ore settimanali del tempo pieno. Ma, fatta la scelta, chi assicura a mamme e papà che il proprio figlio otterrà quel modello orario? Nessuno, purtroppo.

Basta fare un semplice esempio. Supponiamo che una famiglia abbia scelto il modello a 24 ore in un determinato plesso scolastico nei pressi della propria abitazione. Se nello stesso plesso il numero delle famiglie che hanno scelto il modello a 24 ore sono poche (9 per esempio) si prospettano diverse soluzioni, non certo quella di formare una prima classe con meno di 10 alunni. Ipotesi che il decreto sulla formazione delle classi, peraltro, non prevede perché troppo costosa.

In questo caso si aprono due strade: la proposta da parte della segreteria scolastica di trasferimento in un altro plesso per mantenere il modello a 24 ore settimanali o quella di un altro modello-orario nello stesso plesso. Lo stesso ragionamento vale per gli altri modelli-orario, soprattutto per quelli a 30 ore e a 40 ore settimanali (tempo pieno) per i quali lo stesso modello di domanda mette in guardia: "preferenza subordinata a disponibilità di organico della scuola". Idem per il tempo prolungato e l'Inglese potenziato (5 ore settimanali anziché 3) alla scuola media. Il ministero assegnerà infatti alle scuole un determinato numero di posti, sarà compito delle stesse fare quadrare i conti.

Discorso che si può ripetere se le preferenze delle famiglie superano le 28 unità con le quali è possibile formare una classe di scuola elementare. Il modello di iscrizione, infatti, non chiede alle famiglie di operare una scelta ma di indicare "in ordine di preferenza" i diversi modelli. Sarà poi la scuola, in base alle richieste e agli organici a stabilire chi potrà essere accontentato. Intanto, le associazioni dei genitori e i sindacati consigliano alle famiglie il tempo pieno e il tempo prolungato. E da una inchiesta lanciata dal sito internet del Tg1 è emerso che sono 3 su 4 le famiglie italiane che gradirebbero il tempo pieno di 40 ore settimanali.

Ma la circolare ministeriale sulle iscrizioni è categorica: "l'attivazione del tempo pieno - recita il documento - è subordinata alla preliminare, inderogabile dell'esistenza e dell'effettivo funzionamento, nonché di un numero di richieste atte a legittimare la formazione della classe" e "alla disponibilità di organico". Le classi funzionanti a tempo pieno sono, quest'anno, 25 su 100. Sarà questo con ogni probabilità il numero di richieste che sarà possibile accogliere.
di Salvo Intravaia
(4 febbraio 2009)

venerdì 16 gennaio 2009

La circolare sulle iscrizioni del Ministero

Ecco il testo ufficiale ed integrale della circolare sulle iscrizioni e il facsimile della domanda.
Leggetela bene, con calma e farete grandi scoperte :

  • il tempo mensa sarà assicurato dagli insegnanti !!!!!
  • anche per le classi successive alla prima e a tempo pieno non ci saranno più compresenze...quindi tempo pieno come parcheggio (per tutti) e addio a tutto il resto...chi potrà si pagherà attività private al di fuori della scuola ...e chi non potrà...mah.......tanto poi potrà usufruire del percorso "professionale" che quella Santa Donna della Gelmini ha fatto rinascere
  • ..... e tanto altro ancora......

LEGGETE, LEGGETE....

Cristina

giovedì 15 gennaio 2009

Iscrizione, voti, maestro unico Ecco la circolare della Gelmini

ROMA - In arrivo la circolare sulle iscrizioni. Dopo la segnalazione di Repubblica. it e la levata di scudi dei sindacati, che denunciavano lo stato di confusione in cui versa la scuola italiana, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini comunica che domani mattina dopo un confronto con i rappresentanti dei lavoratori apporrà la firma alla circolare che apre ufficialmente le iscrizioni all'anno scolastico 2009/2010. Il provvedimento è soltanto uno dei tanti che le scuole attendono ma consente a dirigenti e insegnanti di organizzare gli scrutini quadrimestrali di febbraio e le iscrizioni. Allegati alla circolare ci sono i moduili per le iscrizioni. Dai prossimi giorni, dunque, dovrebbero essere a disposizione nelle scuole e sui siti del ministero e dei singoli istituti. Ecco tutte le novità.

Scuola dell'infanzia. Sarà possibile iscrivere i piccoli che compiono tre anni entro il 31 dicembre 2009. E, in presenza di particolari condizioni (disponibilità di posti, accertamento dell'avvenuto esaurimento di eventuali liste d'attesa), "anche ai bambini che compiono i tre anni entro il 30 aprile 2010". L'orario settimanale previsto è di 40 ore che a richiesta potrà arrivare anche a 50. L'esperienza delle "sezioni primavera" per i piccoli di età compresa fra i 24 e i 36 mesi lanciata dal governo Prodi prosegue anche per l'anno 2009/2010.

Scuola primaria. Sono obbligati ad iscriversi in prima elementare i bambini che compiono i sei anni entro il 31 dicembre 2009. Ma possono iscriversi in anticipo anche gli alunni che festeggeranno il sesto compleanno entro il 30 aprile 2010. "Nelle prime classi - fanno sapere da viale Trastevere - sarà introdotto l'insegnante unico di riferimento che avrà la responsabilità formativa globale dell'alunno". Al momento dell'iscrizione in prima "i genitori possono esprimere, in ordine di priorità, le preferenze rispetto all'articolazione dell'orario settimanale: 24 o 27 ore che sono i due modelli di base". E' possibile scegliere anche il modello a 30 ore (con attività opzionali) e quello a 40 ore (tempo pieno). Per le classi successive alle prime continuano i modelli orari e organizzativi in atto.

Scuola secondaria di primo grado. Due le opzioni per le famiglie: 30 ore o tempo prolungato di 36 ore (prolungabile fino a 40). "Nel modello a 30 ore, 29 saranno di insegnamento curriculare e 1 di potenziamento della lingua italiana". Da quest'anno le famiglie potranno anche optare, in luogo delle due lingue straniere) l'Inglese potenziato, con 5 ore settimanali. Tale scelta è vincolante per l'intera durata della scuola media.

Voti e comportamento. "I voti relativi alle singole discipline sono espressi in decimi", spiega il ministro Gelmini. I voti inferiori a 6 determinano insufficienze sia nella scuola primaria che nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Nella scuola secondaria la valutazione del comportamento è espressa in decimi: con una votazione inferiore a 6 lo studente viene bocciato. Anche "l'esito complessivo dell'esame conclusivo del primo ciclo (terza media) è espresso in decimi".

Cittadinanza e costituzione. L'insegnamento della disciplina "Cittadinanza e costituzione" per tutte le classi del primo e del secondo ciclo partirà come sperimentazione ed entrerà a regime a nel 2010/2011. Per il prossimo anno la disciplina avrà un monte ore definito e una valutazione "a parte per le scuole che aderiranno alla sperimentazione".
Salvo Intravaia

(14 gennaio 2009)

mercoledì 14 gennaio 2009

Come inizia la scuola? Non si sa
Scatta la protesta di prof e genitori

Per le scuole italiane il 2009 parte all'insegna dell'incertezza. L'enorme mole di cambiamenti introdotti nel sistema d'istruzione nazionale dal decreto-legge 112 (la Finanziaria estiva di Tremonti) e dai provvedimenti successivi sta facendo letteralmente impazzire insegnanti, dirigenti scolastici e genitori che, in assenza di regolamenti e decreti attuativi, sono in preda alla confusione più totale. E il rischio che l'avvio del prossimo anno scolastico sia tutto in salita è tutt'altro che remoto.

"La ripresa dell'attività - dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - avviene in tutte le scuole, all'insegna del disagio, della preoccupazione e delle incertezze". E con la scadenza delle iscrizioni rinviata al 28 febbraio slitteranno tutti gli appuntamenti cruciali dell'anno: organici di diritto, trasferimenti, immissioni in ruolo e assegnazione delle supplenze che specialmente nelle grandi città potrebbero anche arrivare ad anno scolastico avviato.

Che la strada verso le riforme voluta dal ministro, Mariastella Gelmini, sarebbe stata irta di difficoltà lo ha intuito anche il governo che nel decreto-legge "milleproroghe" dello scorso 30 dicembre ha introdotto una norma che riguarda la scuola: lo slittamento al 31 agosto del termine ultimo per le nomine a tempo indeterminato (le immissioni in ruolo) e determinato (le supplenze).

Ma la confusione di questi giorni riguarda gli scrutini del primo quadrimestre e le iscrizioni. "Incombono - continua Scrima, xhe chiede al ministro un incontro urgente - scadenze che toccano aspetti cruciali della vita scolastica (valutazione, iscrizioni, determinazione degli organici) e su di esse pesa lo stato di confusione e di allarme determinato dai provvedimenti in corso di emanazione, sia per quanto riguarda i loro contenuti che per le modalità con le quali gli stessi vengono elaborati e definiti". Ma di che si tratta?

I primi di febbraio, le scuole elementari e medie saranno chiamate a valutare gli alunni con i voti espressi in decimi in luogo dei giudizi, ma mancano all'appello sia il Regolamento sulla valutazione degli alunni sia il decreto ministeriale per attribuire le insufficienze in condotta alla scuola media. Stesso discorso per le iscrizioni la cui data di scadenza è stata spostata da fine gennaio al 28 febbraio. Da viale Trastevere la circolare annuale sulle iscrizioni non è stata ancora resa nota e le scuole vanno in ordine sparso: alcune sulla base delle notizie diffuse dai mezzi d'informazione accettano le iscrizioni con riserva, altre aspettano il documento ministeriale. Così come avviene per il regolamento sui voti in decimi: alcuni dirigenti scolastici promettono che senza regolamento non attueranno la riforma, altri vanno a tentoni.

Secondo Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola, il provvedimento "più urgente è la circolare sulle iscrizioni". "Occorre rendere chiare - spiega Di Menna - le variazioni introdotte dal Regolamento ma occorre fare in fretta". Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, critica la Gelmini su tutti i fronti. "Allo slittamento del termine delle iscrizioni non ha fatto seguito alcun
chiarimento sulla organizzazione per il prossimo anno. Nella scuola primaria non vi sono neppure i modelli di iscrizione per un'articolazione dell'orario in 24-27-30-40 ore settimanali, che non ha alcun fondamento pedagogico ma solo la volontà di risparmiare e che ingenera soltanto confusione". "L'unica certezza - continua Bernocchi - è che, nonostante la propaganda ministeriale, non verranno attivate nuove classi a tempo pieno e le ulteriori richieste delle famiglie non verranno soddisfatte".

Di tutti i documenti in questione circolano le bozze predisposte dai tecnici ministeriali al vaglio dei diversi organismi che devono esprime un parere: il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, il Consiglio di stato. La circolare sulle iscrizioni è legata al Regolamento sulla "Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione" che introduce una serie di novità, come il tempo-scuola nelle prime classi della scuola primaria di 24, 27 o 30 ore settimanali, il maestro di riferimento e l'anticipo nella scuola dell'infanzia. Ma di quest'ultima possibilità chi potrà fruirne? I piccoli di due anni e mezzo, ma solo nei comuni che hanno stipulato la prescritta convenzione con l'ufficio scolastico regionale, o tutti?

Senza regolamenti attuativi procedono a vista anche le Regioni che devono predisporre i Piani di dimensionamento della rete scolastica. Nella regione Lazio e in Veneto il Piano è stato varato. In Sicilia le operazioni sono in corso ma senza il Regolamento che detta regole anche sui plessi le regioni si rifanno alla norma del 1998: autonomia scolastica per le scuole con un numero di alunni fra i 500 e i 900.

(14 gennaio 2009)

http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-8/caos-inizio/caos-inizio.html